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Come dormono i bambini? Cos’è un problema di sonno?

Prima di capire quando si può parlare di problema di sonno nei bambini è necessario conoscere alcune nozioni fisiologiche del sonno. Il sonno in generale è caratterizzato da un’alternanza di fasi; nei bambini la quantità di sonno REM (detto anche “sonno leggero”) è pari alla quantità di sonno NREM (detto anche sonno profondo), la fase di sonno di un bambino è pari a 45/50 minuti, mentre quello di un adulto è di 90 minuti, ecco perché i bambini hanno più risvegli notturni rispetto ad un adulto. Se poi parliamo di neonati , passano circa 16 ore su 24 a dormire, nei primi mesi di vita il sonno è polifasico, dopo il primo mese di vita il sonno inizia ad organizzarsi seguendo il ciclo luce-buio; a sei mesi il periodo di sonno più lungo e continuativo avviene durante la notte, almeno nella maggioranza dei casi, altrimenti parliamo di problema di sonno e nello specifico si può definire tale quando: ·         In generale quel comportamento disturba il sonno dei genitori; ·      
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Siete sicuri di amare veramente i vostri figli?

Questa è una domanda frequente che pongo in seduta di psicoterapia, alle coppie in fase di separazione. Sembra una domanda banale, forse provocatoria, ma non è né l’una, né l’altra; è un’importante spunto di riflessione dal quale ogni genitore dovrebbe non solo partire, ma tenere bene in mente durante   il lungo e tortuoso cammino verso la separazione dal proprio coniuge. Purtroppo, ciò che accade troppo spesso nelle coppie separate, è di utilizzare i figli nella guerra personale verso l’altro partner; si iniziano a boicottare gli incontri con l’altro genitore (spesso il padre), si riversa la rabbia verso l’ex coniuge sui figli, svalorizzandolo o parlandone male, mettendoli quasi sempre davanti a una scelta scomoda, quella di dover   scegliere fra un genitore o   l’altro. La rottura della coppia coniugale non vuol dire rottura della coppia genitoriale; chi veramente vuole il bene dei propri figli, non antepone se stesso e le proprie emozioni a loro. Quando due coniugi si separano

Compiti a casa: come migliorare l’autonomia nello studio. Per bambini dai 7 agli 11 anni

Il momento dei compiti pomeridiani si tramuta spesso in una battaglia, tra bambino e genitore, che spesso mina la serenità di tutta la famiglia. La figura delegata ad affiancare il bambino durante i compiti pomeridiani, è di solito, la madre, che si ritrova a gestire il figlio il quale, stanco della giornata trascorsa a scuola, continua a rimandare il momento dei compiti, fino ad arrivare al pomeriggio inoltrato. In questo articolo suggerisco 4 strategie per migliorare la collaborazione e l’autonomia del bambino durante i compiti pomeridiani. Ricordo comunque che ogni bambino ha caratteristiche di apprendimento e caratteriali uniche; ogni strategia deve essere costruita e personalizzata sulla base di questi elementi distintivi, in alcuni casi attraverso valutazioni specialistiche. Organizzare il tempo. Concordare con il bambino l’ora di inizio dei compiti. Possibilmente mantenere la stessa ora per tutti i giorni della settimana. L’orario migliore è nel primo pom

ENURESI O PIPÍ A LETTO: UN FENOMENO MOLTO COMUNE

“Il corpo è il luogo e il mezzo privilegiato attraverso il quale, preso in un conflitto, il bambino esprime il suo malessere”.   ( L.Kreisl, Clinica psicosomatica del bambino ) L’enuresi , ovvero quando il bambino bagna involontariamente di urina il letto di notte (enuresi notturna) o i vestiti (enuresi diurna), è un disturbo che si registra durante l’infanzia. È un fenomeno abbastanza frequente fino ai 3-4 anni e, in genere, non costituisce un problema grave. Viceversa oltre quell’età è necessario affrontarlo con attenzione per stabilire quali possono essere le cause.   In effetti bisogna distinguere se il bambino continua a bagnare il letto o i vestiti, quando ha già acquisito il controllo della minzione, oppure se riprende dopo un periodo in cui si era risolto il problema . Nel primo caso si potrebbe trattare di un ritardo nella maturazione del sistema nervoso o del sintomo di una malattia organica da precisare. Nel secondo caso, i nvece, di un disturbo particolarmen

FIGLI DISOBBEDIENTI E OPPOSITIVI: LE CAUSE

Da qualche anno ad oggi, sembra aumentare in maniera esponenziale, il numero di genitori che si rivolgono a specialisti per problemi di comportamento del proprio figlio. Spesso arrivano al primo colloquio con il professionista, visibilmente scoraggiati, come a dire “Le abbiamo provate tutte”. Che cosa accomuna i bambini con difficoltà di autoregolazione? Pur provenendo da famiglie molto diverse, dal nord al sud Italia, possiamo individuare elementi comuni che caratterizzano questi bambini: Hanno un bassa soglia di tolleranza alla frustrazione; passano da uno stato emotivo di relativa tranquillità a scoppi di rabbia, in risposta a semplici ordini ricevuti Si oppongono anche a semplici attività quotidiane, quali fare i compiti, andare a letto, lavarsi i denti Infrangono spesso le regole date dagli adulti Presentano uno scarso autocontrollo fino al punto di rompere o lanciare oggetti, strappare le pagine del quaderno o dei libri Bisogna

I BAMBINI E LA PAURA DEL BUIO

“Buona notte! Sogni d’oro… Ci vediamo domani..” Queste di solito sono le ultime frasi di fine giornata che mamma e papà dicono ai loro figli, per poi allontanarsi dalla cameretta, ritornare in cucina e finire di sistemare i piatti e le stoviglie della cena. Finalmente, quando i bambini si sono addormentati, arriva il momento in cui gli adulti possono ritagliarsi un breve spazio solo per loro, per poter guardare la TV, leggere un libro o prepararsi per la notte in tutta tranquillità. In molte famiglie però non va proprio così; per molti genitori il momento di portare a letto i propri figli   non è sempre un rituale comune e sereno come quello descritto sopra, anzi a volte diventa una vera e propria “lotta” attraverso la quale il bambino tenta disperatamente di prolungare il momento della veglia e soprattutto tenta di tenere vicino a se uno dei due genitori, con la richiesta di un ultimo abbraccio o un’ultima storia da raccontare. Alcuni bambini esprimono verbalmente il timore

AUTISMO, DIETE E INTEGRATORI

Nella giungla delle terapie per il trattamento dell’Autismo, troviamo anche diete molto restrittive che escludono tutti i cibi che contengono glutine e caseina, oltre l’assunzione di integratori vitaminici e, tra gli ultimi nati, un integratore alimentare a base di alfa-lattoalbumina. La buona notizia, è sapere che molti studiosi e ricercatori continuano a sperimentare nuove terapie e a migliorare quelle già scientificamente validate, al fine di ridurre la sintomatologia dell’autismo. Il rovescio della medaglia è che, ad oggi, gli studi che correlano alimentazione e autismo presentano una variabilità di dati molto ampia e risultati spesso contrastanti.   E’ importante sottolineare che una terapia per ritenersi scientificamente attendibile, deve essere sperimentata su un vasto campione, rappresentativo della “popolazione” oggetto di studio; i risultati devono poi essere replicabili e verificabili da più gruppi di ricerca. Questo non si può dire degli studi che correlano una determ