Prima di capire quando si può parlare di problema di sonno nei bambini è necessario conoscere alcune nozioni fisiologiche del sonno. Il sonno in generale è caratterizzato da un’alternanza di fasi; nei bambini la quantità di sonno REM (detto anche “sonno leggero”) è pari alla quantità di sonno NREM (detto anche sonno profondo), la fase di sonno di un bambino è pari a 45/50 minuti, mentre quello di un adulto è di 90 minuti, ecco perché i bambini hanno più risvegli notturni rispetto ad un adulto. Se poi parliamo di neonati , passano circa 16 ore su 24 a dormire, nei primi mesi di vita il sonno è polifasico, dopo il primo mese di vita il sonno inizia ad organizzarsi seguendo il ciclo luce-buio; a sei mesi il periodo di sonno più lungo e continuativo avviene durante la notte, almeno nella maggioranza dei casi, altrimenti parliamo di problema di sonno e nello specifico si può definire tale quando: · In generale quel comportamento disturba il sonno dei genitori; ·
Questa è una domanda frequente che pongo in seduta di psicoterapia, alle coppie in fase di separazione. Sembra una domanda banale, forse provocatoria, ma non è né l’una, né l’altra; è un’importante spunto di riflessione dal quale ogni genitore dovrebbe non solo partire, ma tenere bene in mente durante il lungo e tortuoso cammino verso la separazione dal proprio coniuge. Purtroppo, ciò che accade troppo spesso nelle coppie separate, è di utilizzare i figli nella guerra personale verso l’altro partner; si iniziano a boicottare gli incontri con l’altro genitore (spesso il padre), si riversa la rabbia verso l’ex coniuge sui figli, svalorizzandolo o parlandone male, mettendoli quasi sempre davanti a una scelta scomoda, quella di dover scegliere fra un genitore o l’altro. La rottura della coppia coniugale non vuol dire rottura della coppia genitoriale; chi veramente vuole il bene dei propri figli, non antepone se stesso e le proprie emozioni a loro. Quando due coniugi si separano