Questa è una domanda frequente che pongo in seduta di psicoterapia, alle
coppie in fase di separazione. Sembra una domanda banale, forse provocatoria,
ma non è né l’una, né l’altra; è un’importante spunto di riflessione dal quale
ogni genitore dovrebbe non solo partire, ma tenere bene in mente durante il lungo e tortuoso cammino verso la separazione
dal proprio coniuge. Purtroppo, ciò che accade troppo spesso nelle coppie
separate, è di utilizzare i figli nella guerra personale verso l’altro partner;
si iniziano a boicottare gli incontri con l’altro genitore (spesso il padre),
si riversa la rabbia verso l’ex coniuge sui figli, svalorizzandolo o parlandone
male, mettendoli quasi sempre davanti a una scelta scomoda, quella di
dover scegliere fra un genitore o l’altro. La rottura della coppia coniugale
non vuol dire rottura della coppia genitoriale; chi veramente vuole il bene dei
propri figli, non antepone se stesso e le proprie emozioni a loro. Quando due
coniugi si separano mettono fine ai rispettivi ruoli di moglie e marito, sia
legalmente che emotivamente, ma rimangono comunque inalterati i ruoli di padre
e madre: essi devono continuare ad interagire tra loro per i figli in quanto
genitori. Talvolta, l’annullamento del vincolo matrimoniale rappresenta, una
felice soluzione nei confronti di un distruttivo e potenzialmente patologico
funzionamento del nucleo familiare; ma non è la separazione degli ex
coniugi in se ad essere traumatica o
negativa per i figli, ma il loro conflitto e soprattutto il modo in cui i
genitori gliela fanno vivere; un sano sviluppo psicologico dei figli dipende
precisamente dalla felice rinegoziazione
di nuovi equilibri strutturali, funzionali ed interattivi, che solo i genitori
insieme possono realizzare.
Una “non buona” separazione tra gli ex coniugi potrebbe avere degli
effetti negativi sui figli, che a lungo
termine potrebbero incidere sullo sviluppo della loro personalità. E quindi,
quando si è in preda alla rabbia, al rancore verso l’ex coniuge perché il
bonifico non è arrivato, perché ha ritardato mezz’ora nel riportare il figlio,
e per altre mille motivi, sappiate che ai vostri figli tutto questo non
importa, per loro è solo importante “avere e vedere” due genitori che
nonostante tutto riescono ad andare oltre, che significa collaborare,
comunicare, decidere insieme per il loro futuro. E quindi la domanda è sempre
la stessa: “ Sono sicura/o di amare veramente i miei figli?”.
Dott.ssa Fabiola Elia
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